AZUR E ASMAR

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(Azur et Asmar - 2006)
(lungometraggio d'animazione)

Regia di: Michel Ocelot
Sceneggiatura di: Michel Ocelot

Prodotto da: Christophe Rossignon
Produzione: Nord-Ouest Productions, Lucky Red, S2 International, Intuition Films, Artmis Production
Animazioni: Mac Guff Ligne
Distribuzione: Lucky Red

USCITA ITALIANA: 10 Novembre 2006

Dopo aver raccontato le avventure della piccola Kirikù, il geniale Michel Ocelot torna con un lungometraggio nuovo di zecca per molte ragioni, iniziando dalla storia. Due culture e due religioni lontane, atmosfere de "Le Mille e Una Notte" e grafica in 3 dimensioni sono gli elementi della nuova storia che ha radici da ricercare direttamente nell'infanzia del regista. Ma "Azur e Asmar" non è soltanto questo. Le immagini portate sullo schermo rappresentano una rivoluzione e un innovazione nel mondo dell'animazione. Qualcosa che non passerà inosservata. L'Europa e la Francia in particolare mostrano alle multinazionali dell'animazione d'oltre oceano come sfruttare la loro tecnologia al servizio della creatività, e non nella frenetica corsa allo sfoggio di tecnica.

La pellicola narra la storia del biondo Azur e del bruno Asmar, bambini coetanei che abitano entrambi sotto lo stesso tetto, in Francia, nella casa del padre di Azur e entrambi cresciuti dalla nutrice, la dolce mamma di Asmar. Questo fino al giorno in cui il severo padrone di casa decide di separare i due piccoli cacciando via la nutrice e Asmar. Dopo anni dedicati allo studio, ormai adulto, Azur, con il ricordo delle storie narrate dalla sua bambinaia da piccolo, decide di partire per il sud, verso le terre narrate in quelle storie, le storie con protagonista la bellissima Fata dei Jinns, imprigionata in attesa del suo salvatore. Passando attraverso numerose avventure Azur arriva al cospetto della nutrice e di Asmar, ormai anche lui adulto, che porta ancora rancore nei confronti del principe venuto da lontano. Entrambi si ritroveranno alla ricerca della bellissima fata e affronteranno un lungo viaggio in cui dovranno cercare l'aiuto l'uno dell'altro per arrivare alla meta. Ma la fine riserverà loro ancora sorprese.

Ocelot ha le idee ben chiare su come portare sullo schermo la storia. Dallo script originale, impregnato di buoni sentimenti, ai tempi scanditi nelle scene, niente è lasciato al caso. La storia, come prima accennato, ha radici da ricercarsi nell'infanzia del regista, passata in Africa, e, anche se ambientata diversi secoli addietro, profondamente attuale per i temi trattati. Tra l'altro, come potrebbero ingannare le prime immagini e promo vari, non si tratta soltanto di una storia adatta ad un pubblico di giovanissimi, ma di un prodotto adatto anche ad un pubblico adulto viste le tematiche trattate. Ocelot pone davanti in primis la storia della diversità culturale dei due protagonisti, ma illustra nel contempo anche le meraviglie di una civiltà, quella islamica, così lontana a noi. La sua regia è posta totalmente al servizio della storia. Per questo si limita a pochissimi movimenti di camera per focalizzare meglio l'attenzione sulle azioni e sugli splendidi fondali, sempre fissi, vera e propria perla dell'intera produzione. Infatti anche se si tratta di una produzione in CG, Ocelot preferisce evitare ogni forma di "preziosismo" animato facilmente realizzabile con l'animazione digitale, e gira interi piani sequenza con camere fisse, con i personaggi che si muovono principalmente su una dimensione e fondali piatti, proprio come l'animazione bidimensionale insegna.

Ma è la parte visuale a rappresentare un perno fondamentale della produzione. Oltre agli splendidi fondali interamente realizzati a mano e molto in stile vettoriale, si è fatto uso di un filtro in stile cell-shading che ha riportato i modelli tridimensionali sullo schermo con fattezze prettamente bidimensionali. Dunque largo uso di tinte piatte preferite ai gradienti più complessi e ai giochi di luce sui materiali utilizzati per enfatizzare il volume dei modelli. Il risultato riporta così (quasi) le caratteristiche grafiche dell'animazione tradizionale, ma con la fluidità dell'animazione in CG. Il tutto montato insieme ai fondali piatti, stratagemma che ha fatto risparmiare alla produzione notevoli ore di lavoro e rendering, ma anche scelta fortemente voluta dal regista, crea uno spettacolo per gli occhi mai visto. Le animazioni sono state realizzate dallo studio Mac Guff Ligne, con sede a Parigi e Los Angeles, finora noto soprattutto nel campo pubblicitario e degli effetti speciali per action-movie.

Ma la cura non si ferma alle suggestive ambientazioni medievali, degli anni antecedenti le crociate in cui la pellicola è ambientata, bellissimi sono anche gli abiti portati sullo schermo, ispirati questi ultimi ai costumi del '400, altra scelta (anche se potrebbe sembrare incongruente) imposta dal regista. Ma Ocelot ha imposto anche altre piccole peculiarità che rendono unica questa pellicola. Per i temi trattati e le sue ambientazioni, al fine di non sminuire neanche l'importanza delle lingue originali parlate, il regista ha vietato i sottotitoli per i dialoghi in lingua araba, indipendentemente dal paese in cui è proiettata l'opera. Le atmosfere sono chiaramente ispirate alle storie de "Le Mille e Una Notte" e i nomi Azur e Asmar, che rispecchiano la simbologia del bianco e nero, in arabo hanno rispettivamente il significato di azzurro e bruno. Degna di nota anche la bellissima colonna sonora, realizzata da Gabriel Yared, uno dei maggiori compositori francesi, già vincitore di un Oscar.

Il lungometraggio è una perla sotto molti aspetti. Dal lato realizzativo è una meraviglia per gli occhi: i fondali statici sono ricchissimi di particolari e il fatto di non muovere le camere dà il tempo allo spettatore di notare ogni preziosismo; le animazioni dei personaggi non sono fluidissime ma il risultato è tutto sommato sufficiente. Ma il punto cardine rimane comunque la storia, un vero gioiello di scrittura su un argomento spinoso ma splendidamente portato sullo schermo. Un messaggio lanciato come un missile su un argomento attuale quanto difficile da trattare, su società, religione e cultura, che solo pochi possono portare sullo schermo. Un storia universale adatta veramente ad ogni pubblico e di ogni età, una visione vivamente consigliata. Un lungometraggio che molti critici hanno definito "sublime", e a buon ragione.

Il lungometraggio ha richiesto in totale sei anni di lavorazione ed un budget di 10 milioni di euro, il doppio rispetto all'ultima pellicola di Kirikù. E' stato presentato al Cannes Film Festival, al Lama Film Festival, al Cinessonne Film Festival e in Italia alla prima edizione del Festival del Cinema di Roma, dove ha vinto un premio speciale della giuria e una menzione nella sezione "Alice Nella Città". Piccola chicca: in Giappone il lungometraggio è stato distribuito dallo Studio Ghibli, studio che ha creduto molto nella pellicola e curato l'edizione nipponica. In patria è uscito sugli schermi il 25 Ottobre 2006, mentre nel nostro paese è arrivato dal 10 Novembre 2006 distribuito dal co-produttore italiano del progetto: la Lucky Red.





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